Approfittiamo dell’ultimo giorno di apertura degli impianti per fare questa bellissima gita in Valle d’Aosta, con partenza da Champoluc.
Saliti al Crest con la nuova ovovia, scendiamo pochi metri lungo la pista di rientro e ci dirigiamo ad una baita isolata, dove mettiamo le pelli (1950 m). La traccia si inoltra nella valle in falso piano e passa ai piedi del villaggio di Cunéaz. Deviando a S, risaliamo il bel bosco, rado e con moderata pendenza. Usciti dal bosco, superiamo una baita (2176 m) e proseguiamo in direzione del col Perrin (2644 m). Perdiamo qualche metro di quota per entrare nel vallone dove è adagiato il laghetto e lo risaliamo aggirando i massi affioranti fino al colle senza nome a quota 2895 m. Deviando a N, affrontiamo il pendio finale e arriviamo, sci ai piedi, fino a pochi metri dalla vetta. Lasciati gli sci, risaliamo con attenzione gli ultimi metri, tra neve e placche rocciose inclinate, da affrontare con cautela, fino all’ampia vetta (3023 m) Un saluto ai simpatici amici scialpinisti di Como, con cui abbiamo condiviso la gita
Discesa: per lo stesso itinerario, con possibilità di varianti sugli ampi pendii
Tempo di salita: 3,30 ore. Dislivello: 1100 m circa in salita, 1450 in discesa Sviluppo: 13,7 km circa Difficoltà: BS – PD
Condizioni: si tolgono gli sci per pochi metri nel primo tratto; una volta attraversato il torrente su un ponticello, la neve è continua. Le placche inclinate della vetta richiedono attenzione. Sciata molto bella; neve trasformata sul pendio finale, farinosa nel vallone e bellissimo firn dal Col Perrin. Ultimo tratto sulla pista che riporta a Champoluc
Per trovare un po’ di neve, come lo scorso anno, ci rassegnamo a fare chilometri. Decidiamo per la valle d’Aosta, con una facile ma bella superclassica.
Arrivati a Valgrisenche, parcheggiamo nel grande piazzale davanti all’Hotel Foyer de Montagn (1652 m) e attraversiamo il torrente. Superata la pista da fondo, prendiamo il sentiero che in breve ci porta a incontrare la strada poderale. Con un taglio nel bosco, si ritrova la strada che passa in piano, alta sopra a l lago per un lungo tratto. Superata la galleria si devia a sinistra e si raggiunge il villaggio di Lo Rocher (1900 m). Qui il bosco lascia il posto a pendii aperti e di pendenza modesta. Sulla destra si vedono le case di Prariond (2042 m). Si prosegue in direzione E e si raggiungono le baite di Catin. Risaliti i pendii alle spalle delle baite e spostandosi sulla destra, per dossi e vallette si raggiunge il dosso del Sigaro, quotato 2820 m, ai piedi del torrione che gli da il nome.
Discesa: per lo stesso itinerario. Data l’ampiezza dei pendii, sono possibili numerose varianti.
Tempo di salita: 3,45 ore. Dislivello: 1168 m circa Sviluppo: 19 km circa Difficoltà: MS F+
Condizioni: neve non troppo abbondante ma sufficiente: trasformata e per lunghi tratti battuta nella parte bassa. La parte alta della gita presentava neve in via di trasformazione, con qualche tratto ancora ben sciabile in neve non tritata dai numerosi passaggi. Clima caldo e senza vento.
Eravamo già stati qui per percorrere la bella cresta Carisey; abbiamo voluto tornare per provare un altro itinerario, più lungo e impegnativo sullo sperone S del monte Mars. Anche questa volta siamo saliti dal versante valdostano. La via è stata riattrezzata nel 2019 dalla Guida Alpina Gianni Lanza, infaticabile valorizzatore di queste montagne.
Avvicinamento: abbiamo lasciato l’auto nel parcheggio di Pian Coumarial (1450 m), piccola frazione di Fontainemore, per prendere il sentiero 3A e le indicazioni per il rifugio Coda. Si passano alcuni alpeggi, alternando tratti su mulattiera ad altri su sentiero. Prima di un ponte in legno, abbiamo preso il sentiero che sale a sinistra. Raggiunta la conca dov’è adagiato un minuscolo laghetto, abbiamo lasciato il sentiero 3A per seguire le indicazioni per il rifugio Coda. Con una ripida salita che fa guadagnare rapidamente quota, in breve siamo arrivati al Colle Sella (2240 m). Scendendo sul versante Biellese, si percorre un tratto del sentiero GTA in direzione di Oropa. Appena prima del tratto attrezzato con catene a monte e mancorrente a valle si trova l’attacco della via indicato da una targhetta con il nome. Pochi metri a sinistra dell’Innominata parte un’altra via..
L1, 25 m, IV; bella placca verticale con buone prese, uscire su terrazzino sosta con 2 spit da collegare.
L2, 30 m, IV+/V; placca e strapiombino; uscita a destra, ignorando lo spit che si vede in alto a sinistra (altra via). Sosta con 2 spit collegati da cordino e anello di calata.
L3, 30 m, IV; superare la placca verso destra poi puntare al diedro alla cui base si sosta su 2 spit.
L4, 30 m IV+; salire il diedro su belle lame e proseguire in placca e raggiungere la sommità del primo salto tenendosi a destra, ignorando la sosta di calata a sinistra. Sosta con 2 spit+ anello
L5, 30 m II; salire il facile tratto erboso, aggirare a sinistra o risalire lo sperone roccioso e raggiungere una roccia staccata. Sosta con 1 spit.
L6, 30 m IV; alzarsi in spaccata sfruttando la roccia staccata, e proseguire poi più facilmente fino alla sosta con 1 spit.
L7, 30 m IV+; risalire la spaccatura, poi facili placche. Cordino di sosta su uno spuntone.
L8, circa 70 m, II; percorrere la cresta orizzontale e poi in discesa con facili passaggi, risalendo poi a destra il pendio erboso verso un camino, alla cui base si vede una targhetta con il nome della via. Possibilita di conserva protetta; 2 spit e spuntoni
L9, 30 m, IV+; salire il facile camino e uscire sul bellissimo spigolo aereo con buone prese, sosta con 2 spit.
L10, 25 m; V-; bella placca lavorata, sosta con 2 spit.
L11, 30 m; seguire la facile cresta III risalire un ostico risaltino 5c/A0 e proseguire sulla cresta fino alla sosta prima del tratto erboso su 1 spit.
L12, 30 m; II superare il pendio erboso verso sinistra, alla base di uno sperone roccioso (targhetta con il nome della via) sosta con 1 spit.
L13, 30 m; IV+ ; salire la placca poi il camino e uscire versodestra, sosta con 1 spit.
L14-L15 30+30 m ; due facili tiri che si possono accorpare e percorrere in conserva protetta: percorrere la cresta, aggirare a sinistra gli spuntoni e risalire a destra verso un passaggio squadrato. Sosta su uno spit
L16, 30 m, III; salire la cresta su placca abbattuta ed unmuretto. Sosta con 1 spit.
L17, 30 m, IV; continuare sul filo di cresta. Sosta con 1 spit.
L18, 30 m, III aggirare a destra lo sperone della cresta, poi a sinistra attraversare in orizzontale con passo facile ma esposto. Risalire facilmente le roccette tra i rododendri. Sosta su 1 spit.
L19, 30 m, III scendere qualche metro a sinistra ad aggirare due spuntoni e salire un facile diedro e portarsi alla base della evidente fessura con quarzo, sosta da attrezzare su spuntone.
L20, 15 m, 5c/A0; fessura molto bella accanto a una vena di quarzo, da affrontare in dulfer. Volendo, a metà della fessura è possibile uscire in verticale con passi divertenti, sfruttando due vecchi chiodi. Sosta con 2 spit.
L21, 30m, III; salire verso destra su un blocco appoggiato, poi per placche abbattute e cresta arrotondata , sosta con 1 spit. Questo tiro è facile ma non abbiamo trovato spit. Possono essere utili friend medio piccoli.
L22, 30 m, I; seguire la cresta in conserva fino alla cima del Dado, indicata da un ometto.
DISCESA: dalla sommità del Dado, si può proseguire per facile cresta (II e passaggi erbosi) fino al colle dove si incontra il sentiero attrezzato che porta al Monte Mars, oppure scendere lungo la Carisey per una decina di metri, fino a reperire una targhetta bianca e la sosta di calata. Con una doppia di 10/15 m si arriva alla base del Dado. Da qui abbiamo scelto di scendere il canale franoso sul versante valdostano con una doppia da trenta metri (cordone e anello di calata su un masso) e un po’ di attenzione a non smuovere i sassi. Pochi metri più in basso si incontra il sentiero che, dopo un tratto a mezza costa con corde fisse, porta ad incrociare l’itinerario di salita poco sotto al passo.
Attrezzatura: corda da 60 m, 10 rinvii, qualche friend non indispensabile.
Tempo di salita: 2,30 ore al’attacco, 5 ore per cresta, 3 ore per il rientro. Dislivello: 800 m circa all’attacco, 450 m di sviluppo per la cresta Sviluppo: 12,6 km circa Difficoltà: D+, IV obbligatorio, 5c a0
Condizioni: magnifica via, lunga e di soddisfazione, su roccia bellissima e solida. Un ottimo granito ricco di appigli e appoggi. La via, tranne il 21° tiro, è tutta attrezzata. Alcuni tiri possono essere accorpati. I tratti erbosi richiedono attenzione. Il sentiero di avvicinamento è ben segnalato, così come la discesa sotto al canale.
Da Champorcher si prende la strada per Dondena, sterrata nella parte finale ma praticabile anche da auto normali e la si segue fino quasi al termine. Superata l’indicazione per il Lago Raty, sentiero che si percorrerà al ritorno, si arriva sotto al Bec Raty, Ignorata una deviazione che scende a sinistra verso delle baite, si raggiunge una presa d’acqua, con scritta poco visibile “Via delle Poiane”, nell’angolo in alto a sinistra. Si può parcheggiare in uno slargo dietro alla curva. Il sentiero è ripido e poco marcato, ma numerosi ometti non lasciano dubbi. Arrivati alla parete, ci si sposta a destra, su una cengetta erbosa. Prima che il sentierino lasci il posto alla roccia, un grosso ometto segna l’inizio della via. Non abbiamo trovato nessuna scritta.
1° tiro 4c: dalla partenza il primo spit non è visibile, posto com’è in alto sulla destra. Risalite le facili balze lungo un canalino e superato lo spit, ci si porta a sinistra su una placca di serpentino scuro, facile ma un po’ scivoloso. 40 m 4 spit
2° tiro 4a: traversare alcuni metri a sinistra e proseguire in verticale fino alla sosta su cengia erbosa. 35 m 3 fix.
3° tiro 4b: aggirare a destra una balza strapiombante per poi salire verso sinistra (spit un po’ alto). Superata una placca con fessurina si raggiunge la sosta. 40 m 4 spit.
4° tiro: si risale il pendio detritico obliquando a sinistra e, con qualche passo di II, si arriva alla sosta. 50 m 1 spit. Più a destra, al centro della parete, si trovano gli spit della variante Resi.
5° tiro 5b: salire la paretina a sinistra della sosta con alcuni passi delicati ma protetti da un chiodo e uno spit poco sopra. Su terreno più facile si arriva ad una netta fessura e alla sosta. 45 m., 2 spit, 1 chiodo.
6° tiro 5a: alcune balze portano ad un muro verticale ben ammanigliato poi si prosegue più facilmente fino alla base della placconata, dove si sosta. 35 m, 3 spit.
7° tiro 5a: è una lunghezza molto bella: per qualita e tipo di roccia assomiglia molto alla Punta Esmeralda al Devero. Salire la placca seguendo gli spit sulla destra della spaccatura. 45 m 9 spit.
8° tiro 5b: Raggiunto un ripiano con una sosta, si traversa a destra per superare uno strapiombino. Al suo termine si trova una sosta intermedia che conviene utilizzare, per evitare eccessivo attrito delle corde. 20 m 2/3 spit
9 tiro 4c: uscire a sinistra aggirare uno spigolino e risalire muretto verticale ben protetto 30 m, 2/3 spit.
10° tiro 4c: proseguire a destra per facili risalti di erba e roccia. Raggiunto il muretto verticale sul quale si vedono gli spit della sosta, salire la placca appoggiata verso sinistra e tornare a destra con passo un po’ delicato, da proteggere. 35 m non abbiamo trovato spit.
11 tiro 5c: tiro breve, con strampiombino finale che porta in cresta. E’ il passo più impegnativo della via, ma ben protetto e facilmente azzerabile. Più facile sulla destra. 25 m 2 spit
Discesa: dall’uscita della via scendere i prati senza percorso obbligato, cercando il percorso migliore tra rododendri e pietraie, fino a raggiungere il fondo valle, dove si incontra il sentiero e poi la strada provenienti dal Lac Raty. Raggiunta la strada per Dondena, si ritorna in breve all’auto.
Chiodatura: essenziale, ma sufficiente nei tratti più impegnativi. Alcune soste sono da collegare.
Difficoltà: 5c (1 passo). 5b obbligatorio Materiale: 10 rinvii, qualche friend piccolo- Corda intera da 50 metri Sviluppo: 400 m circa Tempo di salita: 20 minuti all’attacco; 3,30/4 ore per la via
Le Aiguilles Marbrées sono una cresta frastagliata che si eleva alla destra orografica del giacciaio del Gigante, tra la punta Helbronner e il Dente del Gigante. La comodità di accesso e le difficoltà modeste la rendono un itinerario ideale per apprendere la progressione su terreno misto. Per questo motivo è diventato un classico del corso di Alpinismo del CAI di Villadossola.
Le scarse precipitazioni di quest’anno si fanno notare. Innevamento ai minimi termini e cresta quasi tutta pulita. Bellissimo itinerario e giornata varia ma nel complesso discreta, con poco vento e nuvole che a tratti lasciavano cadere qualche goccia ghiacciata, per lasciare poi il posto al sole. Non troppo caldo e discrete condizioni della neve. Da Courmayeur con lo Skyway siamo saliti a Punta Helbronner. Scesi sul ghiacciaio, ci siamo diretti verso il Colle di Rochefort, dove ha inizio la cresta. Il primo tratto è il più impegnativo, con una bella placchetta di III, aggirabile a sinistra. Poi si prosegue su misto, facile ma a tratti esposto. La vetta N è l’elevazione principale, che costringe ad una breve deviazione. Tornati sulla cresta, l’abbiamo percorsa in direzione S fino alla sosta di calata. Una breve doppia, ci deposita sul ghiacciaio, dove riprendiamo la traccia iniziale e torniamo al Rifugio Torino.
Tempo di salita: 30 minuti all’attacco, 2 ore per la cresta. Dislivello: 300 m circa Sviluppo: 4 km circa Difficoltà: PD+
Condizioni: crepacci chiusi, poca neve e cresta in gran parte pulita. Condizioni complessivamente buone. Buon rigelo notturno e scarso disgelo nel corso della giornata. Poca neve nuova su fondo duro. I tempi di percorrenza possono variare molto in funzione dell’affollamento, oggi non eccessivo, soprattutto per la doppia che riporta sul ghiacciaio
La neve bisogna andarla a cercare e ancora una volta scegliamo una gita in Valle d’Aosta: la becca di Trecarè in Valtournenche. Si parte da Cheneil (2100 m), bellissimo paesino che si raggiunge con la nuova cabina/ascensore, che evita 50 metri di sentierino. Si risale un bosco di larici in direzione SE. A quota 2400 m circa si devia a E e si raggiunge un bel canalino che si risale senza difficoltà. Alla fine del canale ci si sposta a sinistra (NE), e si raggiunge l’ampia conca che porta al col des Fontaines. Tenendosi a sinistra, ignorando il colle, si risale il pendio con un’ampia curva in senso orario, fino a raggiungere l’ampia dorsale, che si risale fino all’inizio della cresta rocciosa, dove finisce la gita scialpinistica (2860 m)
Discesa: per lo stesso itinerario, con varie possibilità di deviazioni
Tempo di salita: 2,45 ore. Dislivello: 800 m circa Sviluppo: 8 km circa Difficoltà: BS
Condizioni: neve sufficiente e ben assestata. Meteo spettacolare, neve un po’ meno. Crosta su tutto l’itinerario, solo con qualche tratto trasformato, dove più esposto al sole
La neve in Ossola scarseggia, quindi scegliamo una gita in Valle d’Aosta: il Col Serena, facile salita e grande classica della zona, ideale per riprendere confidenza con la montagna invernale. Si parte da Saint Rhémy en Bosses, località Mosses (1647 m), lasciando le auto all’ampio parcheggio degli impianti di risalita. Si segue la strada che passa sotto al viadotto del Gran San Bernardo e si attraversa il torrente su un ponticello. Ci si mantiene a sinistra, entrando nel rado bosco e si raggiunge la cappella di Saint Michel (1750 m). Volgendo a SSO si entra nel vallone, dove si trovano gli alpeggi di Arp du Bois. Passati accanto alla baite inferiori (1940 m), si prosegue al centro del vallone, fino al colle (2547 m).
Discesa: per lo stesso itinerario
Tempo di salita: 2,40 ore. Dislivello: 900 m circa Sviluppo: 8,5 km circa Difficoltà: MS
Condizioni: neve sufficiente e ben assestata. Meteo spettacolare e neve nel complesso buona; polvere compressa alternata a neve più profonda in alto, buona polvere, anche se ormai abbastanza tritata, nella seconda parte della discesa
Torniamo sempre volentieri su queste belle placche, che offrono un’arrampicata mai estrema ma sempre di soddisfazione e con il giusto grado di impegno. Finora ci eravamo sempre rivolti al settore destro; oggi siamo andati a vedere il settore sinistro e abbiamo affrontato tre facili vie: 30 anni di passione, Scaccia pensieri e Spirito divino.
Le vie sono simili come difficoltà, con un primo tiro decisamente più difficile dei successivi. 30 anni di passione è la più recente e la più a destra delle tre. L’abbiamo percorsa fino al quarto tiro poi, incerti sull’itinerario, ci siamo calati. Abbiamo visto poi che la via si sposta a sinistra, per sormontare un facile risalto: noi abbiamo invece proseguito dritti seguendo spit distanziati, fino ad una sosta di calata seguita da uno strapiombo ben manigliato e spittato, ma non in linea con le difficoltà della via. Torneremo per terminarla. Le altre due vie presentano un primo tiro abbastanza impegnativo su placca (specialmente Scaccia pensieri 5c) e non azzerabile; i tiri successivi sono decisamente più facili (4b-c), ma molto divertenti, da percorrere il totale relax.
Chiodatura ottima a fix da 10 mm. Alcune soste sono da collegare.
Difficoltà: 5b obbligatorio Materiale: 12 rinvii – Due mezze corde da 60 metri Sviluppo: 170 m circa – 280 per 30 anni di passione Tempo di salita: 45 minuti all’attacco; 1,30/2 ore per le vie
Avvicinamento: dal parcheggio di Courtil attraversare il gruppo di case, prendendo il sentiero 4, che consente di tagliare la strada sino a Pian Flo. Da qui proseguire lungo la strada e, ad un tornante, proseguire dritto verso la cava. Prima della sbarra un ripido sentierino sale a destra e porta all’attacco delle vie.
Le placche di Oriana sono ormai diventati un appuntamento fisso per le nostre uscite alpinistiche. E’ sempre bello tornare su queste belle placche, che offrono un’arrampicata mai estrema ma sempre di soddisfazione e con il giusto grado di impegno. Questa volta la scelta è caduta sullo Spigolo Hindu Kush.
Via molto bella, su ottima roccia. L’arrampicata è più varia rispetto alle altre vie delle placche di Oriana, con diedri e spigoli. Chiodatura a fix da 10 mm e soste con catena attrezzate per la calata.
Difficoltà: 6a – 5b obbligatorio Materiale: 10 rinvii – Due mezze corde da 60 metri se si scende in doppia o corda intera da 60 metri Sviluppo: 140 m Tempo di salita: 40 minuti all’attacco; 2 ore per la via
Avvicinamento: dal parcheggio di Courtil attraversare il gruppo di case, prendendo il sentiero 4, che consente di tagliare la strada sino a Pian Flo. Da qui seguire il sentiero verso destra che risale verso il bosco, in direzione delle placche.
L1 – 4a: superare lo spigolo e salire a destra, su facile placca, sino ad una comoda cengia. 25 m – 6 spit
L2 – 6a: è il tiro chiave della via. Dalla sosta raggiungere il muretto verticale, ben protetto, da superare prima a sinistra per spostarsi poi a destra e proseguire su placca più facile 30 m – 9 spit
L3 – 5a: raggiungere lo spigolo e risalire i diedrini affiancati. Prestare la massima attenzione alla grossa lama appena prima della sosta: assolutamente da non toccare; si muove in modo inquietante. Sosta scomoda. 20 m – 6 spit
L4 – 5b: preguire nel diedro con bella arrampicata 25 m – 6 spit
L5 – 4a: facile tiro in diagonale verso destra 15 m – 3 spit
L6 – 4b: placca che porta ad un facile muretto: superatolo proseguire su placca appoggiata fino alla sosta 25 m – 5 spit
Discesa: in doppia sulla via o, più consigliabile, a piedi, proseguendo oltre la sosta per tracce di passaggio fino ad incontrare il sentiero, a tratti attrezzato con cavi metallici, che scende in direzione dei ripetitori. Da qui, in breve si ritorna alla strada
Da qualche tempo avevamo in mente di percorrere questo itinerario, di cui avevamo sentito parlare, ma in una zona che frequentiamo poco. Veramente una bella cresta, aerea e affilata, ma mai troppo difficile, per un divertimento continuo su tutto il percorso. Non per niente è una super classica di queste montagne. Per evitare di dover fare le cose di corsa, siamo saliti dal versante valdostano, eliminando così l’assillo degli orari della funivia.
Avvicinamento: abbiamo lasciato l’auto nel parcheggio di Pian Coumarial (1450 m), piccola frazione di Fontainemore, per prendere il sentiero 3A e le indicazioni per il rifugio Coda. Si passano alcuni alpeggi, alternando tratti su mulattiera ad altri su sentiero. Prima di un ponte in legno, abbiamo preso il sentiero che sale a sinistra. Raggiunta la conca dov’è adagiato un minuscolo laghetto, abbiamo lasciato il sentiero 3A per seguire le indicazioni per il rifugio Coda. Con una ripida salita che fa guadagnare rapidamente quota, in breve siamo arrivati al Colle Sella (2240 m). Pochi metri a sinistra del colle attacca la cresta.
Itinerario: si segue il filo con passi di II/III fino ad arrivare in cima ad un salto, per scendere un breve camino. Si prosegue sempre sul filo, con difficolta che non superano il III. In caso di dubbi , gli spit abbastanza numerosi aiutano nella scelta della via. Raggiunta la Punta Amici (2338 m), la cresta diviene pressochè orizzontale. La si segue scendendo su placche molto aeree ed esposte, con passaggio molto divertenti. Si arriva ad un dosso che si risale puntando allo spigolo di destra che si supera con passo di III, bello esposto. Si risalgono delle facili placche per arrivare ad una sosta che ci consente di scendere il difficile tratto dell’Inginocchiatoio. Poco oltre, dopo un tratto in conserva, si raggiunge il cosiddetto Dado, che costituisce il passo chiave della via. Si obliqua verso destra, per raggiungere un primo spit nei pressi dello spigolo. Un secondo spit poco sopra consente di uscire in sicurezza alla sosta VI-. Dal Dado, si prosegue in discesa lungo la cresta con passi di II, oppure per tracce di sentiero sul versante biellese, sino ad arrivare ad un colletto dove si incrocia la via normale al Monte Mars. Una serie di canaponi e una noiosa giavina riportano al laghetto, dove si incrocia il sentiero di salita.
Attrezzatura: corda da 40 m, 5/6 rinvii, qualche friend. Consigliato il casco.
Tempo di salita: 2,15 ore al’attacco, 4,30 ore per cresta. Dislivello: 800 m circa all’attacco, 200 m per la cresta Sviluppo: 11,2 km circa Difficoltà: AD
Condizioni: roccia bellissima e solida. Un ottimo granito ricco di appigli e appoggi. Il sentiero di avvicinamento è ben segnalato, così come la discesa dal colle. Nel complesso un bellissimo itinerario, che consiglio vivamente.